16 ottobre 2009

INTERVISTA A VENDOLA












 
Quella che state per leggere è un'intervista a Vendola fatta da LINKredulo (http://www.linkredulo.it/), un web media indipendente il cui progetto è stato finanziato dall'iniziativa Principi Attivi, bando della Regione per l'imprenditorialità e per la creatività giovanile (di cui scriveremo a breve).

Politica, amministrazione e possibili scenari: un bilancio di cinque anni di governo, tra trasformazioni dello scenario politico, crisi della sinistra, berlusconismo e crisi della democrazia. Una interessante intervista al Presidente della Regione e Leader di Sinistra e Libertà Nichi Vendola.

di Enrico Consoli

Presidente Vendola, il 21 e il 22 marzo prossimi si tornerà al voto per le elezioni regionali: la scadenza del mandato si avvicina e la campagna elettorale sembra già cominciata. Qual è il bilancio di questi quattro anni e mezzo di governo? Quali sono secondo lei i risultati più importanti dell’azione amministrativa della sua Giunta e quali invece i punti di criticità che permangono?
Abbiamo trovato una Puglia in declino sotto tutti i punti di vista. I principali indicatori economici, i dati del turismo, gli investimenti in cultura erano agli ultimi posti in Italia. Solo i dati per inquinamento ambientale facevano primeggiare la nostra regione. Oggi la Puglia è la regione locomotiva del Mezzogiorno, ha il maggior incremento del Pil anche in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando e vede il nostro turismo ai primi posti in Europa. Abbiamo sicuramente molte altre questioni da affrontare: la mia ansia maggiore è quella di non riuscire a risolvere alcune richieste dei bambini di Taranto, che sognavano nuvole bianche e non rossastre come quelle alla diossina dell'Ilva.

Nel 2005 la sanità malata fu l’argomento cardine della sua campagna elettorale: oggi, paradossalmente, tira aria di bufera per le inchieste della magistratura sulla sanità pugliese e l’opposizione continua ad accusarla di aver portato il sistema sanitario pugliese allo sfascio. La sanità pugliese è davvero rimasta ferma a quattro anni fa o ci sono invece segnali concreti di cambiamento? E come giudica la proposta di Michele Emiliano di sottrarre alla politica la scelta dei manager delle Asl?
Quando sono stato eletto avevo una percezione non del tutto precisa di quello che era la pubblica amministrazione e della capacità riproduttiva di un ceto burocratico e amministrativo che aveva governato per decenni. La sanità è un pezzo di questa gestione. Io so solo che appena i massimi dirigenti del settore sono stati appena sfiorati da alcune inchieste o si sono dimessi o sono stati rimossi. Eppure, ieri non c'erano le Pet/Tac e oggi ci sono, ieri c'erano i ticket per tutti, ricchi e poveri e oggi pagano solo i ricchi, ieri si facevano le code della vergogna e oggi i CUP cominciano ad essere in rete, oggi gli immigrati non hanno paura di andare a farsi una visita in ambulatorio perchè sanno che anche se in condizione di clandestinità non saranno denunciati. E in questi anni la mobilità attiva, quella che faceva fuggire decine di migliaia di pazienti dalla Puglia verso ospedali di altre parti d'Italia è sensibilmente diminuita. E gli ospedali – tutti, nessuno escluso – sono grandi cantieri per le ristrutturazioni e le messe in sicurezza, senza che sia stato chiuso un solo reparto. Il problema però non è solo l'invadenza della politica nella sanità: è che il sistema della governance sanitaria manca di scuole pubbliche di qualità. Non esiste la formazione dei manager sanitari in Italia e dovremo pensarci quanto prima.

Veniamo al nodo spinoso delle alleanze: parlando di un’ ipotetica intesa con l’Udc per le prossime regionali lei si è detto possibilista, a patto che ci si confronti sui programmi. Come conta di trovare un’intesa con un partito che ha contestato vivamente la legge regionale sulla famiglia varata dalla sua Giunta, che è favorevole al ritorno al nucleare e che continua a nicchiare sull’ipotesi di una sua ricandidatura?
Dovremo pensare ad alleanze vaste e sui programmi. In un Paese sempre più lacerato dalle politiche leghiste e della destra, occorre un nuovo meridionalismo che non sia d'accatto, ma che sappia parlare a tutta l'Italia. Se sarà possibile, la coalizione si aprirà a importanti segmenti della società con i quali discuteremo idee, programmi e futuro. Senza preclusioni, ma senza neppure perdere nessuna bussola.

Recentemente anche Franceschini ha ribadito che il Centrosinistra non può che ripartire da Vendola: parere che sembra condiviso da tutti i candidati alla segreteria regionale del Pd. Se però la sua candidatura dovesse essere sacrificata dal Partito Democratico in nome di un allargamento al centro dobbiamo aspettarci un Nichi Vendola candidato comunque alla presidenza? E, in ogni caso, l’ipotesi di una “lista Vendola” alle prossime regionali è del tutto campata in aria?
Ho sempre detto: se qualcuno ha problemi sulla mia candidatura, torniamo alla fonte di legittimazione, torniamo al popolo, rifacciamo le primarie. L'unica cosa a cui non posso cedere è una certa idea della politica. Siccome sono stato figlio di un' esperienza nuova, che è l'ingresso della volontà popolare nel processo decisionale, le primarie hanno fatto di me un candidato e poi un presidente di Regione. Quello che non posso accettare è che una manovra di palazzo possa capovolgere questo stile. C'è poi in Italia un'esperienza nuova che vuole unire la sinistra e si chiama Sinistra e Libertà. Questa sarà di sicuro una delle liste della mia coalizione. Che è sarà larga e aperta a tutte le migliori esperienze democratiche e progressiste pugliesi.

Nel 2005, durante la sua campagna elettorale, lei confessò di sentirsi spaventato dall’idea di accedere alle “stanze dei bottoni” dopo aver speso anni della sua carriera politica a denunciare “la pacchiana stupidità e l’ordinaria, burocratica ferocia” del potere. L’esperienza del Governo ha effettivamente cambiato “Nichi il rivoluzionario gentile”? Cosa risponde a quanti l’accusano di essersi innamorato del potere?
Sono ancora spaventato dal potere. Ho sinceramente paura dell'esercizio del potere. Ma è una responsabilità che viene data dal popolo e solo a quest'ultimo vanno date spiegazioni e rendiconti. Ho imparato molto in questi anni di governo e il continuo contatto con il popolo mi aiuta enormemente. Io finora non sono mai stato costretto a blindarmi in un palazzo per esercitare il potere: ogni volta, al contrario, quando esco per strada o in piazza trovo assolutamente stimolante il confronto con i cittadini e le cittadine. Ecco, la curiosità e la simpatia dei pugliesi per le strade e le piazze rimane il miglior termometro della mia amministrazione.

C’è un errore fatto in questi quattro anni di governo di cui si rammarica particolarmente? E qual è invece il provvedimento di cui va più fiero?
Finanziare i master per i più bravi studenti pugliesi è sicuramente la cosa di cui vado pù fiero. Mi rammarico di aver dovuto approvare la migliore legge europea sul lavoro nero o di aver dovuto approvare la più rigorosa legge italiana sulle diossine solo dopo le denunce di bravi giornalisti che hanno fatto il loro mestiere e che hanno fatto da facilitatori rispetto a imponenti movimenti popolari che chiedevano alle amministrazioni pubbliche di fare il proprio dovere.

In una delle interviste concesse durante la campagna elettorale del 2005 disse a proposito di Antonio Di Pietro che “la sua domanda di legalità fa bene alla coalizione”: a leggere oggi le sue parole sembrano passati secoli, dati le frequenti polemiche fra lei e il leader dell’Italia dei Valori. Non crede tuttavia che la sinistra italiana rischi di lasciare ad Antonio Di Pietro uno dei suoi cavalli di battaglia storici, quello della “questione morale”?
La questione morale non è un pannicello caldo da mostrare al popolo a seconda delle convenienze. E' un esercizio faticoso e quotidiano che va coltivato cercando di eliminare tutti i coni d'ombra senza sollevare polveroni, ma scavando in profondità nelle piaghe che a volte sembrano più purulente della nostra società. Che è fatta di malfattori, gaudenti pusher e protettori di prostitute e di spacciatori di “protesi fetenti”, ma che è anche fatta di persone che lavorano e vivono onestamente. Ecco, a volte mi sembra che chi come l'Italia dei Valori spesso grida molto, non vuole guardare al proprio interno. Io appena ho saputo, ho operato chirurgicamente e in fretta. Di questo vorrei mi sia dato atto.

Veniamo a Sinistra e Libertà: dopo l’assemblea di Napoli il progetto va avanti e la nascita del nuovo soggetto politico è attesa per subito dopo le regionali. Lei è unanimemente riconosciuto come il leader naturale di Sl: non pensa però che potrebbe essere molto difficile riuscire a conciliare il suo ruolo di presidente di Regione con la leadership della nuova forza politica?
Non riesco a capire perchè il capo del Governo possa essere contemporaneamente leader del maggiore partito italiano mentre al sottoscritto debba essere negata la possibilità di mettersi al servizio di un tentativo di ricostruire la sinistra in questo paese. Sinistra e Libertà la prima scommessa l'ha già vinta: è il primo rassemblement che si presenterà a due elezioni di fila. Dopo le regionali ci sarà il congresso fondativo e sarà un esercizio di democrazia. Gli scossoni, dopo una sconfitta così epocale per la sinistra sono inevitabili, ma il cantiere è vasto e gli orizzonti sono ampi. Vedremo, sarà una strada da percorrere insieme.

Per concludere, questo progetto editoriale è finanziato dalla Regione Puglia nell’ambito di “Principi Attivi”: può riassumerci brevemente il suo pensiero su “Bollenti Spiriti” e sulle politiche giovanili messe in campo dalla sua Giunta? E che messaggio si sente di lanciare a quei giovani pugliesi alle prese con il dubbio se rimanere nella loro terra per migliorarla o andare a cercare la fortuna altrove?
I giovani che affollano ogni anno lo “Spazio 7” della Fiera per firmare il contratto etico con il quale noi finanziamo i loro studi postlaurea e loro si impegnano a tornare qui in Puglia a spendere le proprie competenze sono la speranza di questo Mezzogiorno. Senza cultura e studio non si può innovare e l'innovazione e la sperimentazione sono il sale della nostra civiltà futura. Ecco, Bollenti Spiriti è uno dei buoni motivi per cui ogni giorno esco di casa e torno in ufficio a lavorare con un pizzico di determinazione in più.


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